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domenica 9 luglio 2017

Nuova Tesla 3, ecco chi la costruisce: 5.000 operai e 500 robot che ballano in armonia



Il presidente di Tesla, Elon Musk, ha annunciato che la “Model 3” - l'auto elettrica più economica nella storia della casa californiana che verrà venduta a un prezzo base di 35 mila dollari - ha superato tutte le certificazioni per la produzione e la prima unità lascerà le catene di montaggio oggi, venerdì 7 luglio. Le consegne dei primi 30 esemplari scatteranno il 28 luglio. Una volta partita la produzione, Tesla punterà ad arrivare a 20.000 esemplari mensili per la fine dell'anno.

Jamis H. MacNiven, fondatore e gestore di Buck's, iconico ristorante a Woodside dove sono stati firmati alcuni dei contratti più importanti della Silicon Valley, ha raccontato la sua visita all'interno della fabbrica di Fremont in California, dove verrà prodotta quella che lo stesso Musk ha ribattezzato “SN1”, Serial Number 1. Una fabbrica «impressionate», espressione del «futuro che è già presente», dove i 5.000 operai e i 500 robot lavorano insieme, come se fossero dei ballerini.


«Suppongo che ci siano altre fabbriche imponenti come questa, ma non ne ho mai vista una simile prima d’ora - ha spiegato Jamis MacNiven -. Ci sono dalle 4 alle 5.000 persone che lavorano lì e oltre 500 robot stazionari: tutti interagiscono tra loro per costruire i due modelli in produzione». Qui in Silicon Valley i robot sono di casa e capita sempre più di frequente di incontrarli sulla propria strada: per sorvegliare i parcheggi di aziende private; per accogliere i clienti all’interno di negozi; all’ingresso di hotel e residence per accompagnare gli ospiti nelle stanze.

Uomo e robot possono interagire. I droni, per esempio, sono stati ideati per volare da soli telecomandati a distanza; esistono già startup che hanno realizzato prototipi di droni in grado di trasportare una persona. E i razzi? Sono nati per lanciare in orbita astronauti, ma stravaganti imprenditori hanno già pronto nel cassetto il progetto per realizzare speciali razzi-bus in grado di trasferire sui pianeti gruppi di turisti-spaziali. Vi rendete conto del traffico che ci sarà in cielo a breve?

Tesla è il futuro che s’incontra con il presente. Secondo il racconto di James, infatti, in catena di montaggio le mani degli operai s’intrecciano con i bracci meccanici senza opporsi tra loro, anzi in armonia, come i ballerini mentre danzano.

«Per trasferirci da un reparto all’altro della grande officina di Fremont abbiamo viaggiato su un tram. Quando sono uscite le prime auto, i cinque milioni di piedi quadrati dello stabilimento bastavano, ora che si lavora ininterrottamente e si punta a produrre fino a 500.000 auto all'anno, l’ampliamento della fabbrica è fondamentale e le proporzioni sono inimmaginabili».

Martin Eberhard e Marc Tarpenning con la prima tesla.
Ancora più sconvolgente, secondo Jamis MacNiven, è l’ordine e la pulizia all’interno della “casa” di Tesla: «nessun odore, niente polvere o macchie di grasso. Si potrebbe pure mangiare sul pavimento. Anzi, già ci mangiano, visto che la caffetteria è collocata proprio al centro della fabbrica, come una sorta di open space».

Il proprietario del ristorante Buck’s ha conosciuto personalmente, Martin Eberhard e Marc Tarpenning, due giovani ingegneri, che in un garage a Woodside, seguendo il loro sogno, hanno cominciato a pianificare la Tesla.

«Qui nella nostra città hanno fondato l'azienda, creato i prototipi e avuto i loro primi incontri con gli investitori facendo colazione da Buck's. Poi hanno cominciato la produzione delle auto a San Carlos, tra San Francisco e San Jose. All'inizio io li andavo a trovare col mio piccolo bus, prendevamo tutti i dipendenti e andavamo a bere qualcosa insieme». Ora l'azienda è veramente grande per il piccolo bus di Jamis.  «Elon Musk è arrivato dopo ma ha dato un eccezionale contributo portando con se investitori e sostenitori. Ha reso la Tesla un'azienda celebre e di successo. Ma tutto è iniziato da questi giovani ingegneri che avevano un sogno: quello di cambiare il mondo». E ci sono riusciti.

Questa è la versione italiana dell'articolo pubblicato su TVLP e da Jamis MacNiven.