Articoli su Tecnologia e Imprenditorialità grazie al TVLP Institute
Partecipa agli eventi B.Lounge | Eventi passati
.

mercoledì 24 gennaio 2018

Ferrari pensa alla supercar elettrica, ma Tesla l'ha già realizzata dal nulla



Ferrari lancerà alla fine del 2019 il suo suv. Lo ha riferito il ceo del Cavallino rampante, Sergio Marchionne, al salone di Detroit dove ha annunciato l'intenzione di costruire un'auto sportiva elettrica per fare concorrenza a Tesla. «Penso che se viene costruita una supercar elettrica, sarà Ferrari a farla per prima – ha detto –. Le persone sono stupite da quello che Tesla ha fatto con una super car. Non voglio sminuire ciò che ha fatto Elon, ma penso che sia fattibile da tutti».

Invidie a parte, Marchionne ha detto una sacrosanta verità: Elon Musk, ceo di Tesla Motors, ha realizzato qualcosa che tutti avrebbero potuto fare. Ma che nessuna casa automobilistica aveva mai osato fare. Lo ha fatto partendo dal nulla, dimostrando che ogni barriera può essere abbattuta, a bordo di un'auto elettrica o di un razzo. Il fatto è che lui l'ha realizzato prima di tutti.
Come è potuto succedere?

L'imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense ci ha ormai abituati a non sorprenderci delle novità, anche quelle più bizzarre. È stato lui, assieme a un gruppo di altri soci, a fondare nel 1998 PayPal rivoluzionando il mondo dei servizi di pagamento digitale. Dopo aver creato nel 2002 la Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX) – un'azienda aerospaziale nata con l'obiettivo di creare le tecnologie per ridurre i costi dell'accesso allo spazio e «permettere la colonizzazione di Marte» – Musk si è dedicato al nuovo progetto: la prima vettura sportiva elettrica dei tempi moderni.

Ha cominciato da zero, senza avere a disposizione industrie e centri di ricerca, senza avere il know how delle grandi case automobilistiche. E così nel 2008 è arrivata la prima Tesla Roadster. Quattro anni più tardi ha conquistato l’America e gli americani con la quattro porte Model S e dopo pochi mesi il suv Model X. Nel 2016 l'annuncio del Model 3, l'ultima scommessa di Tesla destinata ad un pubblico più vasto. Il prototipo, svelato all'inizio del 2016, è stato accolto con grande entusiasmo: circa 500.000 le prenotazioni.
A gennaio, durante un test per l'affidabilità, la Model 3 ha compiuto il tragitto New York - Los Angeles (4.600 chilometri) in 50 ore, 16 minuti e 32 secondi, battendo il record del viaggio più veloce attraverso gli Stati Uniti per un veicolo elettrico. Il costo complessivo della ricarica è stato di 100,95 dollari, una somma irrisoria anche nel paese dove la benzina costa meno dell’acqua.

Tesla Model 3 arrivata in questi giorni nel negozio di Palo Alto, California. [Ph. credit: Alex Guberman at E for Electric]

Mentre le altre aziende cominciano a muoversi nel campo delle auto elettriche, annunciando l'arrivo di nuovi modelli, Musk con la più economica delle sue vetture (circa 35.000 dollari per acquistarla) punta a trasformare la casa automobilistica di nicchia in un produttore di massa nel nascente mercato dei veicoli elettrici. I numeri sono ancora altalenanti: secondo le previsioni più recenti della compagnia, il tasso settimanale potrebbe raggiungere i 2.500 esemplari entro la fine di marzo e i 5.000 entro la fine di giugno. Ma che sia ormai l'auto più desiderata, almeno negli USA, è fuori discussione, basta notare l'assalto negli oltre cento showroom prima nella West Coast e nella Bay Area, poi nella East Coast.

Ma torniamo alla domanda iniziale: come mai la Tesla ha realizzato quello che tutti avevano sotto gli occhi ma che nessuno osava fare? È alquanto singolare che sia la casa automobilistica della Silicon Valley a lanciare “l’auto elettrica per tutti” bruciando in un paio di anni il vantaggio competitivo costruito da Ford in oltre 100 anni. Il vantaggio della Tesla è proprio nell’esser partita da zero. Non ha dovuto fare i conti con operai già addestrati, catene di montaggio già create o disegni di parti del motore da riutilizzare. Ha dovuto progettare tutto, dalla forma delle maniglie a quella degli specchietti (imposti dalla motorizzazione americana e che Elon voleva rimuovere poiché ritenuti anti estetici), al pianale.

Anche l’azienda stessa è stata progettata a “tabula rasa”. Nata in un garage, la Tesla ha formato il suo team un pezzo alla volta e ha trovato le risorse economiche in visionari venture capitalist. È stata una scommessa libera da vincoli di un mercato già esistente, di dipendenti già assunti, di una forza vendite già addestrata.

Musk ha fatto quello che fanno tutti gli imprenditori di startup. Ha individuato un mercato che non veniva innovato da 100 anni, si è accorto che era grande e ancora in buona parte da conquistare. Ha misurato una competizione abbastanza obsoleta e ha creato una “disruptive innovation”, cioè una innovazione distruttiva che ha cambiato tutte le regole del gioco.
La Testa è la prima auto elettrica pensata da zero e anche la prima azienda progettata da zero. È questo il suo vantaggio e il suo segreto.

Quella di Tesla è una lezione interessante del fare impresa. È una scommessa grande e vinta già da ora. Un caso di determinazione imprenditoriale. Basti vedere come il progetto fosse all’inizio in perdita e ricordare i commenti dei tantissimi che nel 2008 osservano con scetticismo il prototipo della Tesla Roadster scorrazzare per le strade di San Francisco e dicevano “è bella, ma non arriverà mai in produzione”. È un modello a cui si possono ispirare tanti innovatori e imprenditori di talento che, a metà del proprio percorso imprenditoriale, si chiedono se abbia senso andare avanti.

Ci sono tanti settori ancora da innovare. Magari dominati da grandi imprese, ma che attendono la prossima “disruptive innovation”. Pensa in grande! 


Paolo Tomassone