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Con i nanosatelliti nuove opportunità commerciali nello spazio



«La crescita esponenziale della domanda di lancio di nanosatelliti è solo l’inizio di una nuova era di opportunità commerciali per l’industria spaziale». Così Luca Rossettini, amministratore delegato di D-Orbit, azienda italiana fornitrice di servizi per l’industria spaziale, ha salutato il nuovo contratto firmato con Arianespace, la multinazionale francese specializzata nel lancio di satelliti attraverso i razzi Ariane, Soyuz e Vega, per un innovativo servizio di lancio e rilascio di CubeSat, attraverso il lancio di Ion CubeSat Carrier sul lanciatore Vega.

Ion CubeSat Carrier, una piattaforma satellitare prodotta e operata da D-Orbit, sarà lanciata su Vega nel 2019 dallo spazioporto Europeo di Kourou nella Guyana Francese. Il CubeSat Carrier ospiterà al suo interno un gruppo di nanosatelliti da rilasciare in orbita.
InOrbit Now, come hanno spiegato i firmatari dell'accordo nel corso di una conferenza stampa, è un rivoluzionario servizio di lancio e rilascio di piccoli satelliti capace di trasportare un gruppo di CubeSat nello spazio all’interno di Ion CubeSat Carrier e rilasciarli uno per volta, ciascuno in uno slot orbitale indipendente, con precisione e una velocità di spin molto bassa.
Questa modalità di rilascio riduce in modo significativo il tempo di sincronizzazione orbitale dei satelliti, garantendo una distribuzione accurata anche nel caso di veicoli privi di propulsione propria.
Il contratto di lancio copre un numero variabile di CubeSat, per una massa complessiva di circa 100kg.

Una volta separato da Vega e posizionato in un’orbita eliosincrona di 500 km di altitudine, Ion CubeSat Carrier inizierà a rilasciare i CubeSat contenuti al proprio interno uno per volta, posizionando ciascuno di essi in una precisa posizione orbitale. Dopo aver completato questa fase, Ion CubeSat Carrier inizierà a operare esperimenti integrati direttamente sulla piattaforma.

Vega Proof of Concept flight è la prima missione del programma Small Spacecraft Mission Service, un programma intrapreso da Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, nel 2016 in collaborazione con la Commissione europea. L’obiettivo di questo programma è stimolare il promettente mercato dei piccoli satelliti con un sistema che permetta la condivisione del costo di lancio su Vega.
Vega è parte della famiglia di razzi vettori di Arianespace, assieme ad Ariane 5 e a Soyuz. Avio, un’azienda Italiana, è il principale appaltatore di Vega.

«Siamo orgogliosi di collaborare con Arianespace per la prima missione InOrbit NOW - ha spiegato La crescita esponenziale della domanda di lancio di nanosatelliti è solo l’inizio di una nuova era di opportunità commerciali per l’industria spaziale. Ion CubeSat Carrier è il primo deployer free-flyer di CubeSat che espande il servizio di lancio con un posizionamento preciso e rapido di piccoli satelliti, ed è anche la piattaforma ideale per esperimenti di in orbit demonstration e in orbit validation. I piccoli satelliti stanno creando una convergenza tra tecnologia innovativa, tradizione industriale, e opportunità commerciali: la collaborazione tra D-Orbit e Arianespace permetterà un ulteriore sviluppo di questa convergenza».
Rossettini -.

«Siamo onorati che D-Orbit ci abbia scelti per lanciare InOrbit CubeSat Carrier su Vega nel contesto dello Small Spacecraft Mission Service Proof of Concept flight – ha aggiunto l'amministratore delegato di Arianespace, Stephane Israël -. È la prima collaborazione tra le nostre aziende, e siamo intenzionati a premiare la loro fiducia nei nostri confronti. Arianespace è orgogliosa di offrire soluzioni di lancio innovative per il mercato in crescita dei piccoli satelliti che stimolino il successo di operatori di CubeSat e dimostratori di tecnologia. Vega è il veicolo giusto al momento giusto per questo settore».

C'è Spazio nello Spazio: sempre più startup innovano nel settore



Menlo Park – Non bisogna essere una grande agenzia internazionale come la Nasa o l’Esa, per creare prodotti e soluzioni nello Spazio; ci possono pensare anche due giovani ingegneri chiusi in un garage. Lo dimostrano i numeri in crescita delle startup che “popolano” il settore spaziale, e lo conferma Bruce Pittman, senior vice president di National Space society e director del Nasa Space portal, nella Silicon Valley.

È il momento migliore per investire nello Spazio – ha spiegato Bruce Pittman – ci sono molte opportunità per fare ricerca in microgravità sulla Stazione spaziale internazionale e già tanti Paesi come l’Europa, l’America e il Giappone lavorano su questo. Sempre più startup, inoltre, lavorano con progetti per la Luna o gli asteroidi. Di recente il direttore dell Agenzia spaziale europea (Esa), Jan Woerner, ha addirittura proposto di realizzare un “villaggio” nello Spazio e su questo si sta già lavorando con aziende francesi, tedesche, italiane e inglesi”.

Le starturp di cui parla Pittman sono alcune di quelle che popolano il Nasa Ames Research Center, riconoscibile per il suo grande hangar, nato per fare sperimentazione su velivoli a elica e convertito in uno dei centri di ricerca più avanzati per lo Spazio.

Clicca sopra per guardare la video intervista alla NASA*

Nella Silicon Valley di capitale ce n’è tantissimo, ma anche la competizione è altissima – spiega – e solo i migliori possono accedervi: bisogna essere imprenditori veramente preparati per non sprecare un opportunità, si deve comprendere il mercato americano e il modo di ragionare dell investitore americano, perché la cultura è diversa e ci sono delle differenze nei modi di dire e di fare”.

L’azienda aerospaziale SpaceX, realizzata con investimenti milionari da Elon Musk, co-fondatore di PayPal e di Tesla Motors, è forse la più famosa, ma in Silicon Valley c’è davvero chi pensa di colonizzare Marte partendo dal garage della propria abitazione. È il caso di Adrian Tymes, fondatore di CubeCab, intervistato insieme a TVLP, l’istituto di Menlo Park che accelera progetti imprenditoriali da ogni parte del mondo.

In poche parole – spiega – mandiamo nello Spazio, in orbita bassa, dei CubeSat, satelliti molto piccoli. Siamo tra i pochi oggi ad usare razzi piccoli, quindi a basso costo, per mandare in orbita anche oggetti di piccole dimensioni, in sostanza riusciamo a fare tanti lanci per chi deve fare anche prototipi o attività di ricerca come le università e non ha grandi capitali a disposizioni. I nostri concorrenti, anche quelli con i razzi più piccoli, portano nello Spazio dai 200 e ai 500 chilogrammi. Noi riusciamo ad arrivare anche a lanciare satelliti di soli 5 chili, di gran lunga inferiori rispetto alle soluzioni adesso presenti sul mercato”.


*Video servizio fatto da Askanews in collaborazione con TVLP Institute e distribuito da RDS