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La frutta, anche la più esotica, cresce su internet. E’ Fruttaweb.

Marco Biasin - CEO Fruttaweb – è l’emblema del passaggio dall’azienda off-line a quella on-line. La storia di Fruttaweb, infatti, affonda le sue radici nell’azienda di famiglia di Marco, un ingrosso ortofrutticolo: “Ho pensato – racconta Biasin – perché limitarci ad accogliere in azienda i rivenditori, dovremmo andare noi a casa delle persone”. E’ così che Marco, Gaspare e Giacomo si ritrovano nel 2014 a discutere di questa idea imprenditoriale, la consegna di frutta fresca su tutto il territorio nazionale in 24 ore. Nasce Fruttaweb.com

Marco Biasin - CEO Fruttaweb -
Legato all’azienda di famiglia per la parte dello stoccaggio dei prodotti, Fruttaweb.com gestisce i propri canali di approvvigionamento autonomamente, e potremmo dire che lo fa piuttosto bene se pensiamo che oggi fornisce circa 9.000 utenti e 100.000 spedizioni all’anno. “Il 99% degli ordini provengono dal territorio italiano, soddisfiamo per la maggior parte clienti privati ma abbiamo anche un segmento di clientela legata a servizi ristorativi”. Il vantaggio competitivo di Fruttaweb sta nelle procedure ingegnerizzate dai sui fondatori permettono, in tempi rapidissimi la distribuzione di una gamma di più di 100 prodotti, incluso un vasto assortimento di frutta esotica difficilmente reperibile nei canali tradizionali. Ma è proprio sull’ 1% mercato estero che sono concentrate oggi le forze del team, deciso ad espandere la propria attività fuori dai confini nazionali puntando su  Regno Unito, Svizzera, e Austria.
Mentre parla, leggiamo tra le parole di Marco, 24 anni e una laurea in scienze politiche dall’Università di Bologna con un periodo in Irlanda e uno in USA, una visione globale del fare impresa, che va oltre i confini Italiani, puntando a raggiungere i clienti indipendentemente dove questi si trovano. Il 2015 è l’anno che Marco ricorda meglio: prima la vittoria all’acceleratore Best Entreprenerial Experience e poi la notizia di essere uno dei pochi selezionati per TVLP – Technology Venture Launch Program, il programma internazionale in imprenditorialità tecnologica della Silicon Valley. “ L’esperienza in California per noi è stata importante, ci ha consentito di fare networking ed entrare in contatto con modo di pensare con realtà molto interessante” – racconta Marco – “far partire una impresa in Italia non è poi così distante da quello che avviene in California, la fase di avvio è comune a tutti gli imprenditori, bisogna assumersi dei rischi, è la cultura degli investitori ad essere diversa: rischiano di più e mettono a disposizione capitali maggiori. Questa occasione di confronto è stata formativa, ha fatto maturare il nostro progetto imprenditoriale e abbiamo avuto l’occasione di instaurare relazioni che ancora oggi perdurano”. Una su tutte è stata quella con Massimo Giacchino, conosciuto durante TVLP e oggi CMO (Chief Marketing Officer) di Fruttaweb. 

Il futuro? Ne vedremo di tutti i colori, anzi di tutti i frutti!

JUST EAT: Azienda leader nel home delivery


La storia di JUST EAT ci viene raccontata da Benvolio panzarella, californiano di nascita, classe 1971, che inizia la sua carriera negli Stati Uniti.  Consegue la laurea in Economia presso l’Università di Santa Barbara in California, cui segue un MBA presso la School of Management SDA Bocconi di Milano. Oggi è il Country manager in Italia di JustEat, azienda leader nel home delivery. E’ lui la mente che  coordina gli sforzi per rinforzare e implementare l’espansione del network di Just Eat in Italia.

JUST EAT è nata in Danimarca nel 2001 da un’idea semplice quanto geniale: aggregare l’offerta dei pasti consegnati a domicilio e permettere a tutti e in qualsiasi momento di mangiare quel che si desidera, trasformando il momento dell’ordinazione a domicilio in una cosa semplice e veloce. Oggi è il colosso mondiale del takeaway. Nella primavera del 2011 JustEat acquisisce la società italiana ClickEat, che nel 2007 aveva importato in Italia il business delle ordinazioni food e, nell’autunno successivo lancia JustEat Italia.

JustEat.it è un market place a tutti gli effetti ma si rivolge all’industria più antica presente in Italia, impresa non semplice, dato che l’Italia è  per eccellenza il Paese maggiormente diffidente nei confronti del cibo su ordinazione. JustEat non è una banale directory di soluzioni per mangiare, dietro al sito e al servizio che esso offre c’è molto lavoro sia per quanto riguarda la grafica e la semplicità di utilizzo per gli utenti, sia per quanto riguarda tutto il discorso di marketing, serio ed importante, che l’azienda imposta con i suoi partner, ossia i ristoranti che preparano e consegnano i piatti. Degli esperti visitano i ristoranti e inseriscono i menù sul sito.

I consumatori possono scegliere tra oltre 200 ristoranti, con un’ampia gamma di cucine, dalle più esotiche, a quelle etniche, alle specialità regionali italiane. Grazie alla consolidata piattaforma tecnologica, le persone possono effettuare ricerche per disponibilità in zona e raffinare la ricerca in base ai menù e alle scelte, scorrendo in modo semplice i menu e effettuando confronti. Nel momento in cui si ordina, il sistema manda la comanda alla cucina del ristorante e il tutto viene preparato per essere consegnato. In caso di problemi un sms informa il cliente.

In conclusione, è giusto rimarcare il fatto che il gruppo JustEat, presente attualmente in 12 nazioni, ha scelto l’Italia per proseguire il suo piano di crescita internazionale ed in particolare ha creduto, puntato ed investito nelle  potenzialità di una start-up giovane e innovativa, Clikeat, ideata dagli imprenditori Ivan Molella e Antonio Guarnaccia. I due pionieri che sono riusciti ad educare il mercato italiano, convincendo gli italiani ad ordinare cibo online.

Questa breve analisi è frutto di una testimonianza rilasciata da Benvolio Panzarella presso le alule della Scuola di Economia, Management e Statistica dell’Università di Bologna, nel marzo 2013 e, di un’analisi svolta da Biancamaria Imbimbo e Andrea Lonardi. Le considerazioni tratte sono opinioni personali di chi scrive e non dichiarazioni dell’azienda. 

Identikit: Sgnam, i tuoi pasti a portata di click

Sgnam.it è la nuova cross-platform di ordinazioni a domicilio in real time, lanciata sul mercato nel novembre 2012. Nasce su iniziativa di due giovani studenti Giovanni Cavallo e Lorenzo Lelli, dall’idea di provare ad importare anche in Italia l’abitudine di ordinare cibo on line e quindi replicare progetti simili e funzionanti in altri Paesi. Sgnam.it è una piattaforma web e per Android con la quale si può ordinare da casa e in pochi minuti qualsiasi tipo di piatto. Il cliente può scegliere fra circa 100 locali convenzionati, in base a quanto sono distanti e a quale tipo di cucina offrono. L’utente personalizza il proprio ordine e lo invia al ristorante che, quasi istantaneamente, riceve l’ordine e comunica al cliente i tempi di attesa previsti per la consegna. La scelta è ampia, si può scegliere tra ristoranti italiani, cinesi, giapponesi, pizzerie, gelaterie, con un occhio di riguardo anche a celiaci e vegetariani. Attualmente Sgnam è attiva nelle città di Bologna, Firenze, Reggio Emilia e Modena e attraverso la sua piattaforma, ha consegnato più di 110000 euro di pasti ai sui clienti. Un risultato più che sorprendente per un’impresa giovane e che opera in un settore maturo come quello della ristorazione.

Il team di Sgnam [Ph credit: Nana Bianca]
Il progetto, vincitore del premio Moebiu start up nel 2012 e del premio Incredibo 2013, è stato da poco scelto da Nana Bianca, un acceleratore di start up digitali con sede a Firenze, risultato questo di grande importanza per la giovane start up e che denota il fatto che impegno, creatività e passione premiano. Grazie all’ingresso in Nana Bianca il progetto ha infatti la possibilità di essere finanziato, crescere e migliorare. Diversi i punti forti di questa innovativa start up bolognese: prima di tutto e senza dubbio il più importante la passione e il coraggio dei suoi giovani fondatori. Il servizio offre una scelta ampia e completa; l’opportunità di pagamento anchecon carta di credito e la possibilità di ordinazione dei pasti tramite app , ios e android, un servizio estremamente conveniente e competitivo e la personalizzazione totale dell’ordine. Non resta che provarlo!

Giovanni Cavallo,giovane imprenditore ventiseienne, laureato in Economia Aziendale presso l’Università di Bologna. Nel 2012 lancia Sgnam.it, un innovativo portale web che permette di ordinare cibo a domicilio. Con Sgnam.it risulta vincitore del premio Moebiu start up a Smau Bologna 2012 e del Bando Incredibo 2013.
Attualmente continua a lavorare con passione ed entusiasmo al suo progetto.
http://www.sgnam.it/

Biancamaria Imbimbo è laureanda in Direzione Aziendale all’Università di Bologna. Originaria di Avellino, è appassionata di lettura e di viaggi.

Identikit: You can Group ed il creative food

You Can Group è un business incubator bolognese, fondato nel 2008, da Sara Roversi e suo marito Andrea Magelli, con l’obiettivo di far confluire in un unico grande contenitore le  startups che i due imprenditori hanno sviluppato a partire dal 2004 e per dar loro un’identità comune. 

You Can Group è una grande officina creativa, un incubatore di idee che sostiene e realizza progetti imprenditoriali, sfruttando la diversità delle aziende del gruppo per realizzare sempre nuovi progetti d’impresa in particolare in tre ambiti: food, digital design e comunicazione.  
Il gruppo si compone infatti di tre divisioni: YouCan Food, un kitchen incubator specializzato nella creazione di format nell’area food; YouCan Digital & Photomarketing, con il primo progetto imprenditoriale sviluppato da Sara e Andrea, Lifeinaclick, che si occupa di emotional marketing e strategie che legano emozioni e ricordi personali ad un brand; YouCan Design, che ha scoperto e importato Molo Design, uno studio canadese di design.

Fiore all’occhiello del Gruppo è sicuramente l’area food.  
Ph.Credit:kev-shine
Il 2006 è l’anno di avvio di Sosushi, oggi la più grande catena di ristorazione giapponese in Italia, con 23 punti vendita su tutto il territorio, creata sulla scia dei take away di sushi incontrati lungo le strade di New York. Nascono poi altri progetti e food concept d’esportazione, alcuni già attivi altri in via di sviluppo. Tra questi, Bologna Food Boutique e il progetto Soul Factory, il cui obiettivo è trasformare la classica mensa aziendale in una pausa pranzo pensata come momento di relax e di aggregazione. 

Tre i punti di forza di questo gruppo: le forti personalità dei suoi fondatori che importano nella loro creatura continui stimoli e contaminazioni che provengono dalle loro esperienze in giro per il mondo; la creatività e la costante ricerca d’innovazione, con notevole attenzione al lato emozionale dell’interlocutore; una squadra che cresce e si evolve insieme all’intero gruppo, con un costante impegno nella ricerca di partner e collaboratori quanto più vicini e affini a quella che è la vision e l’anima del gruppo.


Sara Roversi, classe 1980, sposata e madre di due bambini. Sara Roversi è una giovane imprenditrice seriale.  
Frequenta prima la European School of Economics, e poi rafforza la sua esperienza grazie a un anno di studio e internship a New York. Successivamente affianca il compagno  Andrea Magelli nella creazione di Lifeinaclick, un progetto innovativo di emozional  marketing e, sempre con lui da vita a Sosushi Italia Srl, una catena in franchising di ristorazione giapponese tra le più conosciute sul territorio nazionale. 
Nel 2008 Sara intraprende una nuova importante sfida: da vita ad un incubatore di impresa, You can group, di cui è direttore creativo e Responsabile Marketing e Comunicazione. 
Dal 2010 è attiva all’interno di Unindustria Bologna in veste di Vicepresidente del Settore Terziario Innovativo, Membro del Consiglio Direttivo, Presidente della Sezione Fiere, Marketing e Comunicazione. 
Nel 2012 riceve il Premi Marisa Bellisario dedicato alle giovani imprenditrici.

Biancamaria Imbimbo è laureanda in Direzione Aziendale all’Università di Bologna. Originaria di Avellino, è appassionata di lettura e di viaggi.




Gnammo: dal nord al sud Italia, mangiare è social

Fonte: Puglia calling
Massimo Montanari, nel suo libro, “Mangiare è cultura”  afferma che il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. È cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma. È il frutto della nostra identità, e uno strumento per esprimerla e comunicarla.
Quando la cultura del cibo si fonde con la cultura di fare business, il risultato è davvero prelibato: nascono i “social eating network”. Si tratta di una evoluzione dei conosciutissimi servizi, e startup, Couchsurfing e Airbnb: in questo caso però non si mette a disposizione il divano di casa o una stanza, ma una cena. Si condividono così passioni e sapori, si socializza e  si ricavano anche dei piccoli guadagni.

Negli ultimi mesi, il modello del social eating è fiorito nel bel paese. D’altronde quale terra è più fertile della nostra Italia, il paese dove il cibo e la convivialità hanno sempre fatto da padrone?
Uno dei primi esperimenti italiani di social eating è Gnammo. Li abbiamo già incontrati a febbraio 2012 al Brainstorming Lounge e ora, incuriositi dai loro progressi, siamo tornati a curiosare. L’idea alla base del servizio è semplice: creare eventi per poter condividere delle esperienze culinarie nella propria città a casa di sconosciuti! In tal modo si mangia, si sperimenta una cucina diversa e ci si siede a tavola con degli estranei per socializzare.

L’idea, mi spiega Gian Luca Ranno fondatore di Gnammo, nasce una sera proprio attorno ad una tavolata imbandita. Lui da quella sera ha cambiato mestiere, da disegnatore con la passione per la cucina, è diventato uno startupper.
Inizialmente il progetto è nato a Torino, Gian Luca e un suo caro amico si sono messi all’opera per sviluppare la piattaforma; poi si sono uniti con un team di Bari che stava lavorando su un concept di servizio molto simile a quello ideato da Gian Luca, ed è nato Gnammo. Il lancio è avvenuto a Bari e Torino, a febbraio dell’anno scorso, quindi a Milano, dove si è innescato un vero e proprio meccanismo virale. Ora Gnammo è presente in più di venti città e in circa tredici regioni.

Con Gnammo si mangia, si cucina e ci si conosce. Sul social network gli utenti possono essere “cuochi” o “Gnammer”, i primi preparano l’evento, ne definiscono il prezzo e guadagnano dalla cena, gli altri sperimentano la cucina, degustano e socializzano.

Il modello di business del servizio consiste nel trattenere una percentuale su ogni evento organizzato, circa il 10% ma Gnammo sta puntando soprattutto agli sponsor. Il primo importante sponsor che si è messo in gioco con Gnammer è Barilla, marchio di eccellenza nel nostro paese. L’azienda mette a disposizione dei prodotti per l’organizzazione di una cena, in tal modo pubblicizza i propri prodotti entrando in contatto diretto con gli utenti finali.  Gian Luca mi anticipa che questo è solo il primo contratto, l’idea è di continuare a investire in questa direzione.

Il trend dei social eating sembra molto positivo ed i numeri di Gnammo fanno ben sperare, in fondo mangiare è una delle nostre passioni. Quindi non ci resta che provare, gnammer o cuochi? A voi la scelta.

Azzurra Meoli, Bologna

Azzurra Meoli è un ingegnere gestionale e dottorando in Management presso l’università di Bologna. Ama l’imprenditorialità e la scrittura.