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lunedì 6 aprile 2020

MyDonor, la blockchain italiana che ha raccolto 4 milioni per il non-profit

Il suo fondatore un modello per i giovani ingegneri è tra i relatori della conferenza IEEE ICTE su tecnologia e imprenditorialità in Italia a settembre



Tutti gli anni la seconda settimana di febbraio è dedicata a celebrare gli ingegneri e il loro ruolo nel progresso scientifico e tecnologico dell’umanità.  A promuovere l’evento è la IEEE, l’organizzazione mondiale che raccoglie i professionisti del settore ingegneristico e del mondo dell’innovazione.  Quest’anno in Italia abbiamo pensato, in occasione di questa settimana, di raccontare alcune storie attuali di ingegneri di successo e che possano ispirare le nuove generazioni. Tra queste, quella dell’Ing. Marco Cecchini, fondatore e CEO di MyDonor – innovativa società nel settore FinTech (tecnologie dirompenti nel mondo finanziario).

Negli anni ’80, l’ingegnere Cecchini è stato uno dei primi laureati in ingegneria informatica all’Università di Bologna, un corso nuovo per gli atenei italiani. Inizia la sua professione in banca, al Credito Romagnolo (ora UniCredit). Dopo due anni decide di creare prima una propria società di consulenza e dopo, nel 1996, insieme all'amico Marco Parisini, lancia la INP, società di informatica per il settore ortofrutticolo. Negli anni successivi, si focalizza sulle organizzazioni no-profit e, da una costola di INP, nasce un sistema informatico che raggiungerà oltre 300 clienti attraverso l’apertura di sedi in Italia, Spagna ed Inghilterra. Si chiama  MyDonor e utilizza le tecnologie ‘blockchain’ per gestire la raccolta fondi delle organizzazioni no-profit. Infatti, uno dei principali aspetti di questo settore è il fundraising; ma i sistemi tradizionali faticano a dare la certezza, a chi dona, dell’impiego dei sui soldi. La tecnologia di MyDonor invece permette di tracciare e certificare il percorso che fa la donazione fino ad arrivare al progetto per il quale è stata destinata.

Oggi, con sempre meno contributi governativi, le organizzazioni del sociale si rivolgano sempre di più alla società civile, alle singole persone. Sono necessari strumenti nuovi, che possano implementare  storytelling, raccontare ogni progetto in maniera coinvolgente ed entusiasmante condividendo quello che in concreto viene fatto e creando empatia.  E’ necessario cogliere l’attimo e, a differenza degli strumenti tradizionali quali il bonifico bancario o il bollettino postale, servono sistemi di pagamento immediati per convertire l’empatia generata in una contestuale donazione. I risultati sono entusiasmanti. I primi 11 mesi registrano oltre 22.000 transazioni per un totale di 4 milioni di euro. L’importo della singola donazione sale dai 10 e 20 euro iniziali a circa 70 euro a riprova della progressiva fiducia raccolta dalla piattaforma.
In due anni sono 140 i siti web creati da MyDonor che oggi ipotizza nuovi strumenti di crescita sia finanziaria, come l’AICO (Auto Initial Coin Offering), una sorta di autofinanziamento generando la propria criptovaluta, sia tecnologica nell’ambito delle tecnologie blockchain.

L'Ing. Cecchini, nel corso della propria attività professionale, ha investito molto sulle proprie idee e sul condividere la sua passione con gli altri. Ci parla anche della conferenza internazionale IEEE ICTE – International Conference on Technology and Entrepreneurship - che si terrà a Bologna dal 20 al 23 settembre sulle più recenti innovazioni tecnologie che hanno avuto un importante impatto imprenditoriale. Cecchini e gli altri fondatori di MyDonor parteciperanno per raccontare come tecnologia e innovazione possono far crescere il no-profit, un settore ampio e centrale ma costituito da organizzazioni che spesso raggiungono visibilità solo locale e che potrebbero ottenere di più dalle nuove tecnologie.
Quella di Cecchini e’ una storia professionale fatta di impegno e passione che può ispirare molti. Rivolgendosi alle nuove generazioni di imprenditori, Cecchini suggerisce di fare gruppo e spingere le istituzioni a capire l’importanza di avere una burocrazia più snella. Secondo il fondatore di MyDonor, si deve validare quotidianamente il progetto e conservare sempre qualche alternativa, poichè non esiste impresa che sia nata in maniera lineare intorno una singola idea. Bisogna avere un piano di medio/lungo termine con una serie di prodotti corollari e ‘piani B’ da affiancare alla buona idea iniziale.

Antonio Visini in collaborazione con Bruno Iafelice

Antonio Visini e’ un ingegnere e appassionato di innovazione. E’ membro di IEEE e collabora alla conferenza IEEE ICTE 2020